L’introduzione dell’olivo nei Colli Euganei è avvenuta in tempi molto lontani; alcune fonti documentano la sua presenza addirittura al Pliocene, ma con maggiore probabilità l’olivo è risalito nella Pianura Padana in epoca pre-romana.
Alcuni autori romani, Polibio, Strabone, Plinio il Vecchio, Giovenale e Marziale, hanno descritto la fertilità dei luoghi e l’abbondanza delle vendemmie.
Nel IV sec. d.C. nell’opera “Historia Varia” di Claudio Eliano si può leggere che sui Colli Euganei venivano preparate delle focacce di farina condite con olio d’oliva e mele. In età tardo antica il degrado economico e politico provocò uno spopolamento e un deterioramento ambientale con conseguente abbandono dei campi coltivati e l’avanzamento dei boschi e delle paludi.
A partire dal 1400 con la dominazione veneziana l’olivo acquista una nuova importanza e anche dopo l’olivicoltura non viene più abbandonata come descrivono alcuni documenti della prima metà del 1700.
L’olivo ha un legame così stretto con il territorio euganeo che sopravvivono da secoli quattro coltivazioni autoctone: “Rasara”, “Marzemina”, “Rondella” e “Matosso”, ognuna delle quali produce olive e oli di differenti qualità. Altre varietà coltivate nel territorio euganeo sono il “Leccino” e il “Frantoio”.
L'olio dei Colli viene trasformato secondo una tradizione antica. Con l'istituzione del Parco sono stati incentivati l'ampliamento della coltura delle varietà locali di olivo e la produzione di qualità.
Il Parco Regionale dei Colli Euganei presenterà l'olio nel corso della rassegna informativa AgriCamp,che si terrà a Teolo e Vo' Euganeo dal 25 al 27 febbraio. Nel corso della conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa,Walter Bassanese, direttore dell'Ufficio Turistico di Buie (Istria Croata), ha invitato una delegazione dei Colli Euganei a partecipare a “Oleum Olivarum”, manifestazione che viene organizzata congiuntamente dalla Comunità degli Italiani di Crassiza e dalla Comunità turistica di Buie, che si terrà il 13 e il 14 marzo prossimi. Si tratta di un appuntamento per il quale, nel corso degli ultimi anni, l’interesse è aumentato al punto da attirare a Crassiza un gran numero di visitatori e di artisti provenienti da varie parti della Croazia, dalla Slovenia, dall’Italia, ma anche da più lontano, come per esempio dalla Francia.
L’olivicoltura in Croazia è un’industria fiorente grazie al clima favorevole e all’ottima composizione del terreno. Stando a fonti ufficiali la produzione nazionale di olio tra il 2005 ed il 2006 è stata di 5.000 tonnellate, con tendenza all'aumento negli anni successivi. Gli oliveti con meno di 10 anni rappresentano il 20 per cento del totale delle colture, quelli fino a 30 anni l’11 per cento e quelli ormai secolari il 13 per cento, mentre il 56 per cento degli oliveti sono colture che hanno fino a 50 anni. La tendenza attuale è di una forte crescita e dunque di un buon futuro, sia in termini quantitativi che qualitativi. Fino all'ingresso della Croazia nell’Unione Europea si prevede di aumentare ancora le piantagioni di olivo di un milione e mezzo di nuovi alberi da frutto, su complessivi 5.500 ettari di terreno.
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